Uva Sultanina

L’uva sultanina è una cultivar dalle origini piuttosto antiche. E’ ipotizzabile che derivi da una regione dell’Asia sudoccidentale, da dove si sarebbe poi diffusa nel Mediterraneo orientale. L’uva sultanina è un vitigno vigoroso, con poca fertilità delle gemme basali, che esige una potatura lunga e si presta a forme espanse (ad Y o a tendone); richiede terreni freschi, profondi e climi caldi.
Altri nomi dell’uvetta sultanina sono: Kish Mish (IR), Couforogò (GR), Sultana (ZA, P, AUS), Thompson seedless (USA) e Uva de Pasa (ROU).
L’uva sultanina si presta al consumo “fresco”, ma anche alla produzione di succhi, distillati e (ovviamente) di uva passa. L’acino è piccolo, ellissoidale, di colore giallo o dorato e contiene una polpa croccante. In forma naturale, ha già un gusto molto dolce e poco complesso, mentre la buccia risulta sottile, con poca pruina e facile da masticare.

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Descrizione Prodotto

L’uvetta sultanina è un alimento conservato e, più precisamente, disidratato. Non contiene molta acqua e ciò va a discapito di una delle funzioni PRINCIPALI della frutta, ovvero l’aumento dell’apporto idrico dietetico con gli alimenti.
L’uva passa sultanina è quindi un vero e proprio concentrato nutrizionale e calorico, quest’ultimo dovuto all’elevata quantità di fruttosio che contiene; tale caratteristica, se da un lato ne fa un alimento estremamente energizzante, dall’altro la esclude dai regimi alimentari utili al dimagrimento o al controllo della glicemia/insulinemia.
La notevole concentrazione nutrizionale interessa anche le altre molecole dell’uva passa sultanina, ad esempio: la fibra alimentare, i sali minerali e le varie sostanze fenoliche.
In particolare, la fibra abbondantemente contenuta nell’uvetta sultanina potrebbe essere molto utile alla lotta contro la stitichezza anche se, per svolgere la propria funzione, richiede d’essere reidratata con l’acqua.
Per quel che concerne i sali minerali, l’uva passa sultanina vanta un’elevatissima concentrazione di potassio (utile nella regolazione della pressione sanguigna); inoltre, anche le quantità di calcio e ferro non deludono ma, per la loro scarsa biodisponibilità, non risultano del tutto assorbibili.
Un’ultima nota di merito va fatta per la concentrazione in sostanze fenoliche; queste, pur non figurando nella tabella sottostante, rappresentano uno dei componenti più importanti dell’uvetta sultanina. Hanno una spiccata azione anti ossidante, antitumorale, ipocolesterolemizzante e positiva sul metabolismo glucidico. Tuttavia, è fondamentale ricordare che si tratta di un alimento estremamente calorico e che, “antiossidanti a parte”… fornisce alte concentrazioni di zuccheri. Porzioni eccessive di uva passa potrebbero quindi vanificarne lo spiccato potere di regolazione del metabolismo glucidico.
Concludiamo precisando che, oltre a quanto detto finora, le sostanze fenoliche di questo alimento sembrano contribuire alla moderazione della carica batterica presente nel cavo orale, ostacolando di conseguenza la formazione della carie. D’altro canto, rammentiamo ancora una volta che si tratta di un prodotto dall’elevatissimo contenuto glucidico, il quale rappresenta esso stesso un fattore di rischio per la degenerazione dentaria.
Un altro fattore “potenzialmente antiossidante” contenuto nell’uvetta sultanina è rappresentato dal complesso delle melanoidine, ovvero le molecole responsabili dell’imbrunimento alimentare dopo la disidratazione.